logo

Scritto dai Soci

HOME PAGE Chi siamo Dove siamo Contatti Diventare Soci Attività Vetrina La Carretta La Carretta storica Links IN EVIDENZA



Un racconto di vita vissuta ricevuto da un nostro socio che vuole trasmettere ai giovani momenti di vita professionale

RISCHI COLLISIONE CAUSA NEBBIA. MANOVRA IN CONTRAPPOSIZIONE AL COMANDANTE. E’ STATO AMMUTINAMENTO?

AREA DI MARE DOVE E’ AVVENUTO L’INCIDENTE DI SEGUITO DESCRITTO: Oceano Atlantico al largo delle coste del Marocco.
VISIBILITA’: Nebbia fitta e radar in avaria.
PROGRAMMA DELLA NAVE: arrivare in porto a Dakar (Senegal) entro le ore sette del mattino, pena la perdita del posto nave a banchina, dove scaricare le merci varie trasportate. Il conseguente ritardo sul programma non sarebbe stato recuperabile negli scali successivi, con costi fuori di ogni previsione. Bisognava fare l’impossibile per arrivare in orario.
PRESENZE SUL PONTE DI COMANDO AL MOMENTO DELL’INCIDENTE:
  • Il 1° Ufficiale di Coperta (il sottoscritto), giovane ufficiale di 25 anni ma già patentato, cioè abilitato al comando;
  • Il comandante della nave, che avevo fatto chiamare in plancia quando era scesa la fitta nebbia, come da istruzioni ricevute nonché da regolamento.
  • Un timoniere.
In navigazione con nebbia è prevista una conduzione manuale della nave e guardie rinforzate (anche se durante la navigazione con nebbia, ben pochi dormono).
Navigavamo suonando la sirena di bordo per segnalare la nostra presenza, come previsto dal regolamento in caso di nebbia, con particolare attenzione all’ascolto di navi in controcorsa, che a loro volta avrebbero dovuto segnalare la loro presenza con tutte le luci regolamentari di navigazione accese.
Improvvisamente sentiamo sulla nostra dritta il suono di una sirena, vicinissimo, e subito dopo vediamo le luci di navigazione di una nave, in movimento, diretta su di noi.
Il momento è di estremo pericolo e di grande tensione. A quella distanza la collisione è quasi certa, la nave perduta, l’equipaggio con pochissime speranze di salvezza.
Il Comandante, un buon Comandante, ma un po’ anziano, urla diretto al timoniere “Timone tutto a dritta” per passare di poppa alla nave che viene da dritta, come previsto dal regolamento.
Il regolamento prevede, però, che in caso di grave pericolo per la nave e l’equipaggio si agisca al meglio per salvare il salvabile.
E così, istintivamente, con solo un istante per pensare “Cosa fare”, ritenendo errata, in quelle circostanze la manovra ordinata dal Comandante, urlo al timoniere : “Timone tutto a sinistra” e visto che il timoniere si apprestava ad eseguire l’ordine del comandante (cioè “Tutto a dritta”), mi scaglio con forza contro di lui e lo allontano, dalla sua posizione di timoniere, quindi porto il timone tutto a sinistra.
Dopo pochi istanti, arrivato circa al traverso dell’altra nave, porto il timone Tutto a dritta, allontanando così la mia poppa di qualche metro dall’altra nave che nel frattempo manovrava tutto a sinistra, per allontanarsi da noi.
Agendo così avevo praticamente preso con la forza il comando della nave malgrado la presenza del Comandante, che, però, in un momento di grave pericolo per la nave e l’equipaggio non si era mostrato all’altezza della situazione e aveva sbagliato tutto o quasi.
Chiaramente, avendo io agito autonomamente, anzi in contrapposizione ai suoi ordini, avevo rimediato ad una brutta situazione nella quale era venuta a trovarsi la nave ma, se fosse avvenuta la collisione, mi sarei trovato in una situazione molto debole.
Come sarebbe stato giudicato il mio comportamento? E considerata la mia giovane età chi sarebbe stato creduto dalla commissione d’inchiesta? Io o il Comandante? Ed infine il mio intervento contro un ordine del Comandante poteva essere considerato ammutinamento?
Per un mix di fortuna e di professionalità la manovra era riuscita, sotto lo sguardo stravolto del Comandante e del timoniere, e le due navi si erano allontanate senza danni (eccetto una striscia di pittura lasciata dall’altra nave sulla nostra murata a testimonianza che non avevamo sognato).
Il Comandante non parlava dell’accaduto, era cosciente di aver sbagliato manovra, lo si capiva dal suo modo di comportarsi. Non parlava. Mi guardava e continuava a non parlare; aspettava che fossi io a parlare. Ma anch’io non parlavo; non me la sentivo di accusarlo di incompetenza, anche perché non era così. Era un buon marinaio, meritava fiducia e rispetto, anche se aveva avuto un momento di incertezza.
La mattina seguente si presentarono nella mia cabina due sottufficiali che a nome dell’equipaggio mi dissero: “Vogliamo ringraziarla per quanto ha fatto stanotte”. Evidentemente qualcuno non aveva dormito quella notte ed aveva parlato.
Io, quella notte, mi ero giocato tutto il futuro in pochi minuti, sia moralmente che economicamente, soprattutto se ci fossero stati dei danni alla nave e alle persone. Per pochi metri di mare avevo evitato tutto questo.

Ho avuto una vita normale (adesso sono in pensione), una discreta carriera sia a mare che a terra e, “last but not least”, ho contribuito a salvare alcune vite umane, la mia compresa.

Torna su        Ritorna all'eleno scritti       
HR color="white">
Info:  |  Sito  |  Cookie Policy  |  Privacy  |  Disclaimer  |  Crediti  ||  Mappa del sito  | 
Associazione ex Allievi e Docenti dell'I.T.N. "San Giorgio" di Genova, Vico dell'Agnello 2/28,16124 Genova, Italy - C.F. 95021090105 - © All Rights Reserved.
Postmaster/Web Master