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Ricordi che ritornano sempre a galla

c.s.l.c. Domenico La Fauci


Passando per Piazza Palermo, mi sono soffermato a guardare quello che rimane del vecchio “San Giorgio” ed una marea di ricordi e emozioni mi ha assalito.

Mi è sembrato di sentire la presenza dello “zio Willy”, il quale quando si organizzava uno sciopero per un motivo qualsiasi, veniva a cercarci ai giardinetti di fronte per portarci in classe.

In una di queste occasioni, quando il preside è uscito per farci entrare in classe, tutti ci siamo volatilizzati ed è rimasto solo un mio compagno di classe di nome Gullotta, il quale era un ragazzone alto due metri, il preside gli si è avvicinato e a muso duro gli ha detto: “Gullotta, abbassati che ti devo schiaffeggiare”; come tutti ben ricordiamo, il preside Levi non eccelleva in altezza!

Erano i tempi in cui coloro che si iscrivano al nautico non avevano una buona reputazione nella borghese Genova.

Le lezioni terminavano, se ricordo bene, alle 12:45, per cui al suono della cam-panella ci si precipitava verso l’uscita del Liceo D’Oria, il quale era frequentato anche da ragazze, e ciò non era ben visto dai “fighetti” del liceo. Scontri verbali e venute alle mani erano all’ordine dal giorno.

Lo “zio Willy” per cercare di evitare questi incontri ravvicinati aveva cambiato l’orario di fine lezione, ma senza troppo successo; per cui si era adoperato con il preside del D’Oria per una rappacificazione, la quale era avvenuta in pompa magna.

Mi affiora alla mente il prof. Severino di astronomia e navigazione, con la sua figura ieratica, il naso adunco e capelli bianchi, che parlava a noi studenti dandoci del voi, e se per caso qualcuno si distraeva lo sbatteva fuori di classe dicendogli: “Voi, dabbasso, alzatevi ed uscite immantinentemente attraverso la porta e non fatevi più rivedere” oppure il prof. Cozzo, di Diritto Marittimo, il quale quando spiegava i godimenti di privilegi, gli si illuminava gli occhi e parlava del “goooooodimento”.

E che dire della “carrera”, la corsa con i carrettini con partenza da piazza Manin, lungo la discesa di via Assarotti?

Sicuramente tutto questo è archeologia scolastica, che parla di un mondo oramai scomparso dalla realtà quotidiana, ma che rimane come un ricordo indelebile in coloro che lo hanno vissuto.

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